Fine dello smart working agevolato: cosa cambia per le aziende

03-04-2024
Fine dello smart working agevolato: cosa cambia per le aziende

Da alcuni anni, lo scenario lavorativo italiano e internazionale sta attraversando una trasformazione significativa, guidata dallo sviluppo e dall’adozione dello smart working. Tuttavia, è importante che le aziende siano consapevoli dei cambiamenti normativi in atto e si preparino ad adeguarsi alle nuove regole con la fine dello smart working agevolato.

Col 31 marzo 2024 termina lo smart working agevolato

Fino al 31 marzo 2024, molte aziende hanno beneficiato di agevolazioni per l’implementazione dello smart working, una pratica che ha dimostrato di offrire numerosi vantaggi in termini di flessibilità lavorativa e miglioramento della qualità della vita dei dipendenti.

Fino al 31 marzo 2024, infatti, la formula dello “smart working agevolato” riconosceva la possibilità al datore di lavoro e al lavoratore di evitare di stipulare degli accordi individuali, in presenza di particolari condizioni (figli minori di 14 anni e condizioni di fragilità).

Dal 1° aprile 2024, invece, non sarà più possibile concedere lo smart working in forma “agevolata” ma sarà necessario prevedere accordi aziendali specifici.

Smart working: ritorno alle condizioni originarie

Con la fine dello smart working d’emergenza, cosa cambia per le aziende?

Innanzitutto, l’imprenditore che opta per l’adozione del lavoro agile sarà tenuto a stipulare un accordo individuale con ciascun dipendente.

Inoltre, la regolamentazione standard per il lavoro agile stabilisce le nuove priorità per specifiche categorie di lavoratori:

  • lavoratrici e lavoratori con figli di età fino a dodici anni o senza limiti di età nel caso di figli con disabilità
  • lavoratori con disabilità in situazioni gravi o che fungono da caregiver
  • lavoratori over 55

Rientrare tra le categorie considerate “prioritarie” non impone l’obbligo di concessione dello smart working: se il datore di lavoro prevede il ricorso al lavoro agile questo andrà riconosciuto in via prioritaria alle categorie previste dalla legge. Ma se l’azienda non prevede di ricorrere allo smart working, il lavoratore – anche se rientra tra le categorie previste – non potrà pretendere di utilizzare il lavoro agile.

Lo smart working come leva di fidelizzazione e attrazione dei talenti

Negli ultimi anni, sempre più aziende italiane hanno abbracciato lo smart working. Questa tendenza è stata guidata non solo dalla necessità di adattarsi alla pandemia, ma anche dal riconoscimento dei benefici derivanti dalla flessibilità lavorativa.

Uno dei principali interrogativi riguardo allo smart working è l’impatto sulla produttività aziendale. Le ricerche mostrano risultati misti: mentre alcuni studi evidenziano un aumento della produttività dovuto alla maggiore autonomia e alla riduzione dello stress legato agli spostamenti pendolari, altri ne segnalano una diminuzione dovuta alla difficoltà di gestione del tempo e alla mancanza di interazioni con colleghi e responsabili.

Nonostante le incertezze sull’impatto preciso dello smart working, è innegabile che sia diventato parte integrante del panorama lavorativo contemporaneo e fondamentale benefit in termini di fidelizzazione dei dipendenti e attrazione dei talenti (puoi approfondire qui).

Piani aziendali di smartworking: un supporto concreto per le imprese

Le aziende devono ora prepararsi ad affrontare la fine dello smart working agevolato e adattarsi alle nuove regole, sviluppando accordi aziendali specifici che tengano conto delle esigenze dei dipendenti e degli obiettivi aziendali.

Assolombarda Servizi affianca le imprese che scelgono di redigere piani aziendali specifici per lo smart working attraverso un percorso completo, così strutturato:

  • Fase 1: mapping, definizione KPI e misurazione dei risultati da realizzare prima di impostare il piano di smart working (o se lo smart working è già in essere per misurare le performance “as is”),
  • Fase 2: impostazione/reimpostazione del modello di smart working (“to be”)
  • Fase 3: assessment sulle risorse volto a facilitare l’implementazione dello smart working tendendo conto delle peculiarità della job position e delle soft skills di ciascuno, così come delle interazioni con il team e con i clienti esterni
  • Fase 4: onboarding dello smartworking e misurazione KPI a distanza di 6 mesi
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di riferimento

Marianna Tritto
Service Manager Formazione in Azienda, Smartworking, INAIL, Mobility

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